martedì 10 maggio 2011

Grano Terminator: finzione o realtà?


Negli ultimi tempi mi è capitato spesso di ascoltare, soprattutto in ambienti cittadini, preoccupate discussioni sulla diffusione di prodotti a base di grano OGM nelle nostre tavole. 
Dal canto mio ho escluso tale possibilità (intendendo per Ogm un organismo prodotto con ingegneria genetica), semplicemente perché nessuno investirebbe ingenti risorse finanziarie su un prodotto che il giorno dopo potrebbe essere replicato dal più sprovveduto degli agricoltori. Gli Ogm difatti sono parzialmente diffusi tra le colture ibride (mais), nelle quali l’agricoltore è costretto a ricorrere ogni anno al seme commerciale venduto dalle ditte sementiere, pena un rilevante decremento produttivo. Oppure come nel caso della soia OGM sono connessi all’uso di formulati commerciali (Round-up ad esempio) prodotti dagli stessi costitutori del seme. Insomma senza profitto sicuro nessuno investe sulle costosissime biotecnologie.
Alcuni giorni fa ho letto la notizia seguente
In pieno stile inquietante-catastrofista-ansiogeno viene puntato il dito verso un misterioso grano di Frankenstein appena lanciato sul mercato, salvo poi successivamente chiarire almeno in parte che si tratterebbe di tecnologia cosiddetta “Terminator” e che essa non dovrebbe risultare una vera minaccia visto che l’Unione Europea attualmente ne impedisce la commercializzazione.
Vediamo meglio come funzionerebbe la tecnologia “Terminator” (Technology Protection System): nel DNA di una varietà vegetale viene inserito un gene che codifica la produzione di una tossina, capace di impedire la germinazione dei semi. Tale gene viene poi associato ad un promotore attivo nelle ultime fasi di maturazione dei semi. In questo modo, la pianta vive e cresce normalmente e la tossina si attiva soltanto prima del rilascio dei semi. Si ottiene così la sterilizzazione dei semi di una varietà vegetale(Venturini). Questo metodo pone però un problema complesso. Se i semi delle varietà OGM sono sterili, come è possibile fare in modo che le piante si riproducano generando abbastanza semi per il mercato? Qui entra in gioco la vera sottigliezza tecnologica di terminator. I biotecnologi sono infatti riusciti a collegare l’espressione del gene che codifica la tossina a una sorta di interruttore genetico. Questo interruttore (un gene a sua volta) è azionato da una sostanza chimica irrorata sui semi venduti per il mercato. Così che il seme per gli agricoltori (irrorato) risulterà del tutto sterile, mentre quello non trattato potrà essere usato per la produzione di semente dai fornitori della stessa.
Sorprendente! Tuttavia allo stato dei fatti, la tecnologia (acquistata nel 2007 dalla Monsanto) è ancora in via di sviluppo, peraltro avversata da movimenti di opinione di mezzo mondo oltre che da normative come quelle della UE, ispirate al principio di precauzione. Tuttavia è evidente che lo sviluppo commerciale delle varietà di grano OGM è strettamente connesso al controllo della riproducibilità della semente, e quindi difficilmente la tecnologia “terminator” verrà abbandonata nei programmi di miglioramento genetico.
Attualmente nessuna varietà di grano OGM, né tantomeno “terminator” ad oggi risulta messa in commercio in nessun paese del Mondo. Nel 2004 una varietà di grano tenero (Roundup ready) era già pronta per la commercializzazione in Usa, ma il timore che fosse respinta dai grandi acquirenti internazionali (UE in testa) ne sconsigliò la messa in commercio. Nel 2009 nuovo impulso alla ricerca sul grano OGM è derivato dall’alleanza strategica tra Monsanto, Basf e Syngenta, le quali si sono poste l’obiettivo di costituire una varietà commerciale di grano OGM nel prossimo decennio.
Personalmente non ho alcun pregiudizio salutistico verso gli OGM, a mio parere non hanno nulla di particolarmente diverso dalle altre varietà manipolate con tecniche “tradizionali” (geneticamente modificate anche esse), credo quindi che serie e prolungate indagini scientifiche da parte di organismi di controllo super partes potrebbero agevolmente verificare la salubrità di eventuali varietà commerciali OGM.
L’aspetto che invece temo, come imprenditore agricolo, è rappresentato dalla impossibilità di autoriproduzione aziendale del seme (come nel caso del terminator), e non solo per una questione economica; è evidente, infatti, che un monopolista, quale sarebbe il detentore del brevetto OGM, imporrebbe un proprio prezzo sul mercato. Quanto soprattutto per un problema di approvvigionamento, mi è capitato infatti in qualche annata, a causa di problemi distributivi da parte dell’azienda costitutrice, di avere grosse difficoltà nel reperimento di alcune varietà di recente costituzione di ortaggi particolarmente richiesti dal mercato. Con il risultato di dovere rinunciare alla loro coltivazione, modificando la mia pianificazione colturale. Peraltro anche con il grano duro cartellinato, senza una prenotazione di alcuni mesi, in alcune annate passate si è rischiato di rimanere privi di semente o si è stati costretti a seminare varietà del tutto inadatte al proprio ambiente pedo-climatico. Privare una azienda agricola della possibilità (anche solo potenziale) di prodursi il proprio seme costituisce una pericolosa distorsione del ciclo produttivo agricolo mai sinora verificatasi nella storia, spero che chi ci governa ne tenga conto.
 In più ritengo come cittadino italiano che, vista la latitanza per varie ragioni della ricerca italiana sugli OGM, l’introduzione e la diffusione di varietà OGM con brevetti stranieri (quasi tutti extra UE peraltro) potrebbero determinare una dipendenza alimentare pressoché totale dall’estero. E come ben si sa ad una dipendenza alimentare corrisponde spesso anche una dipendenza politica. 

2 commenti:

  1. Farmers israeliani sono riusciti a far cambiare il colore abituale degli ortaggi. Adesso forniscono sul mercato mondiale pomodori di colore nero, carote iridescenti e limoni rossi. I farmer affermano che il nuovo colore gioverebbe alla salute. Così, hanno ottenuto il colore nero dei pomodori grazie ad un pigmento creato in base ai mirtilli. Secondo gli esperti, questo pigmento satura i pomodori di quantità supplementari di vitamina C e di antiossidanti. Queste invenzioni saranno presentate alla fiera agricola internazionale che si apre ai primi di febbraio. Alla fiera parteciperanno oltre 250 società da tutto il mondo.

    http://italian.ruvr.ru/2012/01/31/64958643.html

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  2. Farmers italiani sono boccaloni perché credono ad ogni scoreggia sganciata per il web, senza praticare opportune verifiche. Cercare fonti affidabili prima di abboccare gioverebbe alla salute.

    ps Dove posso comprare la carota iridescente?!?

    Sckepty

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