domenica 16 ottobre 2011

No, il cioccolato no, vi prego!

Abbandonando per un attimo le noiose ed aride questioni economico-finanziarie, il blog oggi si occuperà di un argomento veramente importante che credo possa sensibilizzare tutti (grandi e piccini): Il cioccolato.


Sembra che la tradizionale Theobroma cacao, la pianta da cui si estrae il cacao per come sinora lo abbiamo conosciuto, sia a rischio. Infatti, dopo gli effetti deleteri del Nino nel 1995-1996, che distrusse gran parte delle piante di cacao del Perù e dell'Ecuador, si è andato diffondendo, in questi territori, un ibrido denominato CCN 51 o Don Homero (dal nome dello scopritore Homer U, Castro nel 1970). Questo ibrido ha una resa molto elevata (circa 4 volte più delle varietà tradizionali), va in produzione già due anni dopo l'impianto, cresce in pieno sole (mentre  le varietà tradizionali sono sciafile e  crescono all'ombra di palme e banani). In Ecuador già il 35% delle piantagioni sono state sostituite con il Don Homero, e secondo alcuni il suo successo sta diventando una delle cause di ulteriore deforestazione, visto che non ha più bisogno della foresta che lo protegga. Ma il problema non è soltanto questo. La cosa più grave è che il gusto del cioccolato derivante dai suoi semi (cabosse) non è più lo stesso.
In occasione del 17°  Salone del Cioccolato il celebre maestro Cioccolataio Pierre Marcolini (da Le Monde del 13/10/2011) dichiara: "Le problème est que cette nouvelle race aux cabosses séduisantes ne possède aucun des arômes qui font un grand cru de chocolat"
Insomma non sembra avere gli aromi necessari per produrre un buon cioccolato. Come spesso accade la dicotomia tra quantità e qualità risulta inversamente proporzionale. Così mentre i cioccolati di grande marca (e di prezzo elevato) provvederanno a selezionare i semi provenienti da varietà tradizionali, c'è il rischio che la produzione di massa del cioccolato diventi sempre di minore qualità come avvertito da YAM (una rivista specializzata) già dal 2003, adottando sempre più cacao derivante dal CCN 51. 
Più cioccolato per tutti, dunque, a prezzi probabilmente minori, ma siamo sicuri che è questa la strada giusta?
In fondo il cioccolato non è un bene di prima necessità, se non è buono che piacere c'è.





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