sabato 18 febbraio 2012

ITALPASTA - Una tradizione canadese premiata in Italia!

Sembra assurdo eppure nel mercato globale esiste un marchio di pasta denominato "Italpasta" che di italiano ha veramente poco, se non il "sounding" come si usa dire oggi, e le origini del proprietario dell'azienda.



Dal sito, che vi raccomando di visitare per farvi quattro amare risate (fate scorrere le immagini della prima pagina), appuriamo che si tratta di uno dei più grandi pastifici canadesi, fondato da Joseph Vitale (un pugliese d'origine) nel 1989, con base a Brampton, in Ontario (Canada), e con circa 300 addetti. 
Sempre sul sito viene rivendicato con orgoglio che la loro pasta è prodotta con grano duro esclusivamente canadese, precisamente CWAD n. 1.
 We proudly use only 100% Grade #1 durum semolina purchased from highly specialized durum wheat millers in Canada.
Oltre ad essere il secondo produttore di pasta canadese, Italpasta Ltd. esporta negli Stati Uniti, nei Paesi Caraibici, nelle Filippine ed in Asia. 
Senza nulla togliere alla ammirevole storia del signor Vitale, a cui va la mia personale stima per l'impresa, non da poco, di realizzare in poco tempo una così valida realtà industriale, va tuttavia considerato che si tratta di un nostro connazionale che sfrutta l'italica conoscenza e reputazione nel campo alimentare, per realizzare un subdolo prodotto che risulta un micidiale concorrente sia per la durogranicoltura che per l'agroindustria pastaria nazionale. 
Purtroppo non esiste alcuna tutela legale per questo genere di furberie, che costano all'Italia circa 54 miliardi l'anno nel complesso; tuttavia che gli venga assegnato addirittura un premio in Italia,  in occasione dell'11° Festival della Cucina Italiana-Sapori Mediterranei patrocinato dal Ministero delle  Politiche Agricole Alimentari e Forestali, onestamente mi pare troppo!
Ma al Ministero dell'Agricoltura, sono affetti dalla Sindrome di Stoccolma?


P.S. Per completezza va ricordato che dal 23 marzo 2011 al 16 novembre 2011, il Ministro dell'Agricoltura era Francesco Saverio Romano. E che in Italia esiste già un marchio Italpasta, della Berruto, una azienda piemontese. Bah!?

14 commenti:

  1. Risposte
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  2. Brucia non mi pare il temine opportuno.
    Da soltanto fastidio che con i soldi delle mie tasse vengano premiati i miei competitori.

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  3. A me sembra una presa di posizione bella e buona...e la domanda sorge spontanea: di chi è la colpa? Di chi non riesce a piazzarsi sul mercato internazionale in modo competitivo o di chi si industria per emergere? Non mi sono ancora dato una risposta, magari mi aiuteranno i vostri commenti...

    Cosa ci sarebbe di subdolo nella italpasta canadese? Il fatto di chiamarsi pasta? Come se sto benedetto made in italy non fosse anche il risultato di copiose importazioni dall'estero! Sarei pure d'accordo con il tuo discorso ma mi sembra più una questione di marketing che di sostanza. Saluti

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  4. perché non si fa chiamare canadespasta allora? è fatta in Canada con grano canadese da un contribuente canadese. Perchè Ital? per cosa sta Ital? Cosa ha di italiano?
    Non è subdolo? come lo chiami furbo? Dimmi tu?
    Ingannevole, ok?

    Perché il ministero dell'agricoltura italiana patrocina un premio per un impresa straniera, che fa concorrenza ad un prodotto tipicamente italiano, utilizzando un marchio ingannevole?

    Certo 'sto made in Italy è fatto con produzioni estere, vero. Ma questo è un errore dei trasformatori, non certo di noi produttori.
    Il made in Italy dovrebbe essere vincolato all'uso delle materie prime italiane. Almeno per quelli che sono nati storicamente con quelle.

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  5. maa.cè un antico proverbio Rumeno-il villaggio brucia,la vecchia si pettina!l essere piu debole della societa,o non si preoccupa perchè totalmente incapace di capire la situazione,oppure di fronte all impotenza nel reagire aspetta la fine con rassegnazione.
    E la nostra situazione è proprio questa,continuamo a preoccuparci della forma ,stando attenti a non urtare le sensibilità altrui,ma tralasciamo la sostanza,perfino un oncologo và dal suo paziente e gli dice ,che la morte lo sta aspettando.Noi nò,noi ci ostiniamo,a difendere l indifendibile,a non chiamare le cose con il loro nome,:
    ci preoccupiamo(giustamente) della concorrenza dei paesi emergenti,Marocco compreso,ma i nostri primi competitori sono proprio i paesi più avanzati:
    Canada:un ettaro di terreno costa 2500$ da noi se và bene 10.000.00E,un farmer canadese possiede 1000 ettari da noi 20 quando và bene,di chi è la colpa delle dimensioni aziendali.
    li il grano lo commercia il CWB ,da noi un negoziante ogni 300Mt e non stoccano neanche quando produce un farmer,in queste condizioni chè fine ha fatto il potere contrattuale di cui avremmo bisogno?
    Le tassazioni sul settore agricolo sono piu basse della nostra ,perchè? chi è,e chè cosa crea il regime fiscale di un paese?

    L immagine dell agricoltore statunitense è quello di un soggetto chè prende un sacco di soldi in sovvenzioni,prende sù,suv e carabina e se nè và a caccia,ci saranno pure quei delinquenti della monsanto,gli speculatori della JHOON DHEER,ma loro producono sottocosto,lo stato interviene con sovvenzioni e pratiche regoletrici,tipo la politica delle scorte nazionali, e sè la cavano, da noi chi dovrebbe fare lo stesso?

    L italpasta canadese non ha nessuna colpa,tantè chè si vantano di usare solo grano canadese,ma l ITALPASTA ITALIANA,può vantarsi di usare solo grano italiano?e se non è così,chi è che gli permette di fare altrimenti?

    Ad una riunione ,un dirigente PIOONER sementi, italiano,mi disse chè noi non potremmo mai competere con questi grandi paesi,poichè la loro dimensione aziendale,gli permette di raggiungere standard di omogeneità qualitative eccellenti,noi dato la frammentazione aziendali e territoriali,nò,tuttavia il nostro prodotto è apprezzato,ma chi doveva costruire le basi per piazzarlo sul mercato?se si è deciso di avere una dimensione aziendale piccola,chi li doveva rappresentare tra quei giganti?

    In Marocco,questo accordo era necessario perchè alcuni tra i più grandi marchi della GDO ,sembra, chè abbiano gia sottoscritto accordi per affittare con contrattatti secolari,circa 700,0000 ettari ,tra i piu fertili ,ove produrre,olio d oliva vino,agrumi,verdure e frutta varia.

    Il villaggio brucia,la vecchia ,avrebbe fatto bene a chiedere nei tempi addietro,al capo villaggio,al governante,di costruire delle barriere antincendio,e forse si pettina perchè solo ora ha capito chè il villaggio brucia anche per colpa sua,in fondo il villaggio era anche suo,e a forza di delegare ecco il risultato.

    Il fuoco è sempre più minaccioso perchè a soffiare sulle fiamme ci si è messo anche il capovillaggio di turno,ora vedete un pò voi come gli volete chiudere la bocca,ma vi consiglio di tralasciare la forma e passare subito all sostanza ,accettando anche decisioni drastiche.
    Altrimenti,piu chè di movimenti bolsceviche,dovremmo parlare di emigrazioni bibliche.

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  6. mimmo70 questo esperimento te lo dedico
    http://img193.imageshack.us/img193/3377/arsoi.jpg
    -manitoba
    -lievito madre con semola di grano duro rimacinata
    -farina di grano duro tostato

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    1. Bravo,hai le manine d oro,fossi donna ti sposerei subito,sei la gioia di mamma.
      Una bella bistecca di manzo sarebbe stato più invitante,sai il mio istinto predatorio mi porta ad essere carnivoro convinto.

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  7. http://www.tzetze.it/tzetze_news.php?url=http%3A%2F%2Fwww.ilcambiamento.it%2Fdietro_etichetta%2Fapprovato_ddl_etichettatura_origine_alimenti.html&key=6f63728aba1029f9e3

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    1. scusate la confusione/http://www.ilcambiamento.it/dietro_etichetta/approvato_ddl_etichettatura_origine_alimenti.html

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    2. Mimmo, è un articolo del 19 Gennaio 2011. Non vedo sulle etichette l'origine del prodotto al momento, o sbaglio?

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    3. Proprio così,dove sono quelli chè devono controllare,visto chè le etichette sono di una vaghezza enorme,specialmente nel descrivere le origini del prodotto?le uniche ad essere abbastanza valide sono quelle della carne,forse mucca pazza ha insegnato qualcosa,ma tanto la zootecnia in italia è quasi fallita.Per i derivati dei cereali,tutto MADE ITALY.

      Consiglio di visitare AGRICOLTURA 24,per i risocoltori e altre sementi finisce il disaccoppiamento,e cè un articolo sull imu in zootecnia

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    4. leggi anche questo:

      http://www.repubblica.it/cronaca/2011/02/03/news/etichetta_d_origine_l_ue_boccia_la_legge_italiana-12027410/

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  8. bene,anzi benissimo,un motivo in più per rafforzare le mie idee sul da farsi.

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