lunedì 2 settembre 2013

Rapporto INEA 2013 sullo Stato dell'Agricoltura

"L'agricoltura resiste alla Crisi meglio degli altri settori"...ditemi se non è stato il mantra degli ultimi anni? 
Ebbene a leggere il Rapporto Inea 2013 sembra che il realtà l'ultimo anno sia stato "l'annus horribilis" per l'agricoltura italiana, registrando perfomance peggiori di molti altri comparti.



Leggiamo alcuni significativi estratti dal Rapporto (qui in versione integrale), tenendo conto della natura Istituzionale del testo:
Il 2012 è stato un anno veramente particolare per l’agricoltura italiana. La crisi del 2008 aveva determinato una contrazione del Prodotto Interno Lordo nazionale sin dallo stesso anno, facendo registrare una flessione del -1,2% in termini reali rispetto al 2007, per poi acuire i suoi effetti nell'anno successivo, il 2009, con una flessione del -5,5%, sempre in termini reali. Il 2010 e il 2011 erano stati due anni di sostanziale stagnazione (rispettivamente +1,7% e +0,4%) cui è seguita nel 2012 un’altra flessione (-4,4%). In sintesi, nell’intervallo 2007-2012, il PIL reale ha perso il 6,9% del proprio valore, con un tasso medio annuo di decrescita pari all’1,4%.
In questo scenario di intensa crisi, il settore agricolo nel suo complesso sembra aver assorbito meglio la recessione in atto, almeno nei primi anni. La produzione del settore agricolo ai prezzi di base e in valore reale è cresciuta nel 2008, si è ridotta ma in misura molto contenuta nei due anni successivi ed è rimasta stabile nel 2011. Pur con le dovute differenze, anche gli andamenti dei consumi intermedi e del valore aggiunto del settore, hanno manifestato la stessa tendenza della produzione a limitare gli effetti della crisi, fino al 
2011. 
Se si fermasse l’analisi a quell’anno, infatti, la flessione del settore agricolo avrebbe raggiunto “solo” l’1,5% della produzione, il 2,1% dei consumi intermedi e l’1,1% del valore aggiunto, rispetto alla riduzione del 4,6% fatta registrare dall’intera economia nazionale

La tabella 1.5 riassume i valori delle variazioni, annuali e cumulate, tra il 2007 e il 2012, 

per i diversi aggregati macroeconomici (pigiare per ingrandire sulla figura)

E’ solo nel 2012 che gli effetti recessivi della crisi colpiscono il settore agricolo nella loro pienezza, con risultati preoccupanti in termini di caduta sia della produzione (-3,3%), sia, soprattutto, del valore aggiunto, la cui flessione in questo anno (-4,4%) è quasi il doppio di quella, pur molto negativa, verificata per il PIL (-2,4%). 

Del tutto opposto è stato il comportamento dell’industria alimentare. Dopo aver assorbito la crisi esattamente come il PIL fino al 2011, come visto in precedenza, il valore aggiunto del settore nel 2012 cresce dello 0,8%, poco in assoluto, ma assolutamente rilevante se confrontato con la riduzione del -2,4% del PIL e del -4,4% del valore aggiunto agricolo. Nel complesso dei sei anni considerati, il valore aggiunto dell’industria alimentare decresce del 3,9%, il risultato “migliore” tra quelli rilevati nelle voci macroeconomiche prese in considerazione. 
Mie considerazioni: 
1) ho il sospetto che il crollo improvviso del settore agricolo del 2012 sia dovuto in buona parte alle scellerate e peculiari politiche di inasprimento fiscale sul settore agricolo messe in atto dal Governo Monti. 
2) nel 2012 l'agricoltura va giù, mentre l'agroalimentare su! Ma le politiche di filiera messe in atto, anche con generosi contributi pubblici, non dovevano rendere più solidali i due settori? In un contesto di calo delle importazioni di prodotti agricoli di base, come mai il valore aggiunto dell'industria alimentare è aumentato, mentre quello agricolo si è ridotto?

Esportazioni
Le esportazioni agro-alimentari sono cresciute in valori correnti nei sei anni 2,2 volte le  esportazioni totali dell’economia nazionale, la loro quota è passata dal 7% all’8,2% del totale, il tasso di crescita annuale è sempre stato positivo con l’eccezione del 2009, anno in cui però la variazione è stata decisamente inferiore a quella fatta registrare dall'aggregato totale (-6,4% per il settore agro-alimentare, contro -20,9% per il totale), il tasso di crescita cumulato è risultato sempre positivo, il che testimonia un trend costantemente crescente. 
Mie Considerazioni
E' l'unico aspetto realmente positivo del settore agro-alimentare degli ultimi anni. Le esportazioni sono aumentate costantemente negli ultimi anni. Mentre le importazioni sono cresciute molto meno. Il saldo della bilancia agroalimentare italiana rimane comunque profondamente negativo per circa 7 miliardi di €.



Da qui in avanti è un mezzo disastro:

Consumi Agroalimentari
Sulla base degli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT, si riduce la spesa media mensile delle famiglie, pari, in valori correnti, a 2.419 euro (-2,8% rispetto all’anno precedente). Diminuisce anche la spesa alimentare mensile delle famiglie, passando da 477 a 468 euro. In riferimento ai prodotti alimentari, il contenimento della spesa passa per strategie messe in atto dalle famiglie per fronteggiare il periodo di crisi e l’innalzamento dei prezzi quali, ad esempio, la razionalizzazione quali-quantitativa dei generi alimentari acquistati, l’aumento della spesa in discount, l’aumento di prodotti primo prezzo, prodotti in promozione e scontata e prodotti private label. 
D’altro canto c’è un elemento che più di altri descrivono l’attuale crisi, ovvero la fiducia dei cittadini italiani sia rispetto al quadro economico generale dell’Italia che a quello relativo alla situazione personale. In riferimento alla situazione economica del Paese, l’ISTAT mostra per il 2012 un generale clima di sfiducia rispetto al 2011, confermata anche nei primi dati del primo trimestre del 2013. Per quanto riguarda il clima di fiducia personale dei consumatori, si segnala, anche in questo caso, il peggioramento del giudizio sul bilancio 
economico della famiglia, anche per il primo trimestre del 2013 rispetto al trimestre precedente. Questo quadro generale di sfiducia si innesta in una significativa diminuzione del reddito disponibile delle famiglie, una diminuzione della propensione al risparmio, un aumento delle spese incomprimibili e un incremento del prelievo fiscale.
Investimenti
L’ultimo elemento della domanda aggregata è costituito dagli investimenti che hanno fatto registrare, nel settore agricolo, un crollo nel 2008, con il -15,4% rispetto all'anno precedente, flessione sensibilmente superiore a quanto rilevato per l’intera economia. Negli anni successivi si è assistito a una lenta ripresa, con valori di tassi di crescita debolmente superiori al dato complessivo e tali comunque da riportare nel 2012 il valore degli investimenti allo stesso livello del 2007. 
Occupazione
Seguendo un trend ormai consolidato, l’occupazione si riduce quasi costantemente in tutti gli anni considerati. Gli occupati totali del settore scendono dai quasi 870.000 del 2007 agli 849.000 del 2012, una contrazione più che giustificata sia dai fattori strutturali interni e caratteristici del settore, sia dal fattore esogeno rappresentato dalla crisi economica.
Numero Imprese
In particolare, nell'agricoltura le imprese sono diminuite di 101.000 unità tra il 2007 e il 2012 (dalle 901.952 unità del 2007, alle 809.745 unità del 2012), un valore pari all’11% del totale all’inizio del periodo e la contrazione è avvenuta in modo costante e regolare in tutti gli anni considerati, sicché il 2012 contribuisce alla riduzione complessiva con una  percentuali pari soltanto al 19%.

P.S.: L'agricoltura italiana soffre e tanto, mentre la cerealicoltura sembra galleggiare negli ultimi anni. A mio avviso, siamo l'unico settore agricolo che resiste. Probabilmente perché bene o male riusciamo a confrontarci con il mercato globale, mantenendo una certa di competitività a dispetto di un sistema produttivo iniquo ed inefficiente nel quale operiamo.

P.S.2: Il rapporto, da cui ho estratto questo post, è edito dall'Istituto nazionale di Economia Agraria, e patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole. Nella versione integrale troverete maggiori approfondimenti ed ulteriori tematiche.

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